Appoggiato al bancone di un bar, sorseggio un caffè e controllo di tanto in tanto la presenza del mio portafoglio nella tasca posteriore dei pantaloni, rassicurato dalla carezza del cuoio sulle dita. Da bambino ne avevo uno rosso a strap. Pieno più di figurine che di banconote, da 500 o 1000 lire. In fondo anche ora è così: fra tessere varie emerge qualche foglio dalle tonalità arancioni, che non gode mai di lunghi soggiorni con i suoi compagni di viaggio.
Dietro la cassa del bar vedo decine di biglietti che promettono grandi vincite e vite da “turista per sempre” (Turista per sempre? Un incubo!). Una flebile opportunità di raggiungere questa succulenta prospettiva costa 10, o anche 20 euro. Vado a pagare il caffè e il pensiero mi tenta – sono lì ben visibili – ma non cedo.
Esco dal bar e mi soffermo ad ammirare la vetrina del negozio accanto, piena di giochi colorati. Penso che se i miei bimbi fossero con me non riuscirei a tirarli fuori da lì. Sorrido ed entro. Uso quella banconota per comprare un tappetino interattivo-musicale del loro personaggio preferito. Nessun azzardo in questo caso, ho già vinto.
Arrivo a casa e i loro sorrisi si illuminano alla vista della sola scatola. Spiego il tappeto sul pavimento e tutti e tre si catapultano, trovando subito il pulsante che fa partire la simpatica sigletta. Il portafoglio è più leggero ma anche il mio cuore, quegli occhietti che brillano di gioia lo fanno volare come un palloncino pieno di elio.
Il premio più grande: papà per sempre.
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